Spesso sono i padri a portare i figli a praticare il proprio sport, a me è capitato il contrario. Dopo qualche anno di frequentazione della Virtus Groane come genitore di piccoli atleti mi sono detto che era giunto anche per me il momento di mettermi in gioco.
Andiamo subito al finale della storia: con un briciolo di incoscienza, ma nemmeno troppa, mi sono iscritto alla mezza maratona di Cremona, l’appuntamento proposto ai master alla ripresa degli allenamenti dopo la pausa estiva. La prima gara Fidal della mia vita. Com’è andata? Direi bene, soprattutto perché sono riuscito a fare nei 21 km e briciole quello che in allenamento proprio non riesco a fare: tenere un ritmo costante. Ed invece, in modo lento ma regolare, in poco meno di due ore sono arrivato anch’io al traguardo.
Certo, il mio identikit non è quello del candidato perfetto a diventare un atleta. Ho 47 anni, sono in sovrappeso e sono stretto tra impegni professionali e familiari che mi lasciano poco tempo per allenarmi con regolarità. Ma non sono lontano dallo sport: pratico orienteering (disciplina di cui sono anche un tecnico e istruttore) da quando di anni ne avevo 24. Che qualcuno potrebbe dire: “sempre di correre si tratta”, ma, vi assicuro, è proprio tutta un’altra cosa.
Con l’iscrizione alla Virtus, prima Marc Cassini e poi Max Burattin mi hanno aiutato ad impostare un approccio adeguato: lavorando all’inizio su qualche fondamentale e poi con una tabella “su misura”, che mi permette di essere efficace per il mio livello di preparazione pur essendo flessibile come giorni, orari e impegni.
In passato ho sempre corso fai-da-te, alternando periodi di euforia a fasi di stallo. Ma non ci si rende conto di quanto sia diverso il concetto di “correre” da quello di “allenarsi” con un metodo finché non lo si prova. A qualsiasi livello, anche al mio.
Dopo diversi mesi di stop ed un agosto di vacanza “attiva”, in cinque settimane sono riuscito a trovare la giusta motivazione, un traguardo ragionevole e interessante (Cremona è una cittadina molto bella, anche vista correndo) e che fosse tutto sommato alla mia portata. La domenica della maratonina ho trovato l’ottima compagnia di Stefano per il viaggio e la splendida accoglienza degli altri atleti Virtus, con i quali si è scherzato fino a poco prima del via.
Poi mi è capitato di provare qualcosa che forse chi ha già fatto molte gare dà oramai per scontato: l’euforica confusione che ti accompagna per tutto il tempo. Per me è stato qualcosa di nuovissimo, abituato alla solitudine degli allenamenti lungo i sentieri delle Groane e alle mie corse nei boschi con mappa e bussola. Condividere la strada, fisicamente, pigiati quasi spalla a spalla all’inizio, fino a trovare la compagnia di sconosciuti che vanno al tuo ritmo, sorridersi e seguirsi: questa è l’impressione più forte che rimane dopo aver tagliato il traguardo.
Per il futuro non posso in modo credibile pormi degli obiettivi cronometrici ambiziosi. In questi mesi in Virtus ho imparato che nell’atletica la più sana delle competizioni è quella con l’unico avversario che dovrei battere: il me stesso di ieri. Sarò dunque felice se avrò la possibilità di migliorarmi e rubare dei secondi ogni chilometro, o di allungare la distanza percorsa tenendo quel ritmo, o magari entrambe le cose. E quest’anno vorrei provare un po’ tutto, da distanze più brevi fino a qualche trail non troppo impegnativo. E soprattutto, per la prossima “mezza”, cercare di fare il possibile per offrire da bere agli altri compagni di squadra abbassando il mio personal best. Perché ho scoperto che così si fa in Virtus, e mi sembra proprio un’ottima abitudine.
--- Andrea Gianotti
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