BRUTAL TRAIL DI GHEMME
- Lucia
- 6 mar 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Non so se è stata la voglia di gara, intesa come il mettersi alla prova, o forse più il desiderio di normalità,
di voler sperare che forse si sta uscendo dal lungo tunnel in cui siamo stati immersi circa un anno fa, fatto
sta che in otto della Virtus ci siamo iscritti alla Brutal Trail di Ghemme del 31 gennaio 2021, gara svolta
tra i filari di un unico grande vigneto.
Ci siamo distribuiti su due dei tre percorsi previsti: tre atleti tra cui
la sottoscritta per la Strong (20 filari ovvero 9 KM con 800 metri di dislivello positivo) e cinque atleti per
la Brutal (40 filari ovvero17 km con 1600 metri di dislivello positivo). Un trail singolare e molto
impegnativo, insomma abbiamo iniziato col botto soprattutto sapendo che in quest'anno di pandemia e di
restrizioni, gli allenamenti sono stati molto limitati entro stretti confini sia fisici che mentali. La location è
splendida, il vigneto è disposto coi suoi filari su una collina con vista panoramica sul Monte Rosa
innevato, la giornata è bellissima e quasi fin troppo calda; bravi gli organizzatori che caparbiamente
hanno tenuto duro fino all'ultimo per far si che la competizione si svolgesse pur nel rispetto di tutti i
protocolli anti-covid.
Ma torniamo al percorso, che dopo un primo giro di lancio lungo il perimetro del vigneto si svolgeva
lungo i suoi filari misurandone la salita e la discesa di ognuno con pendenze che raggiungevano anche il
43%, insomma non un attimo di tregua ma solo tanta fatica aumentata dalla scivolosità del terreno
fangoso a seguito della copiosa piovuta notturna. Così io già dopo pochi filari
comincio a chiedermi perché lo faccio, ma non so darmi risposta. Ed è tutto un: “adesso mollo e pianto
lì!” seguito da: “ma no dai ancora uno che poi magari ce la faccio!” Scivolo, quasi barcollo, bevo e
mangio mandorle poi mi riprendo, la testa vuota di pensieri se non quelli rivolti alla sopravvivenza, fisso i
miei passi che si susseguono in salita evitando di guardare quanto dista la cima e poi compio un angolo
giro per imboccare frenando la discesa, tutto per tre ore o forse più, finché non capisco che ce l'ho fatta,là
in fondo c'è il segnale della chiusura del mio ventesimo filare e poi la volata ( si fa per dire) verso il
traguardo, dove gli amici Virtus mi aspettano e mi incitano, penultima arrivata sulla mia lunghezza è vero
ma sono stata brava, o meglio sono stata Brutal, perché l'ho finita e in quanto tempo non importa.
Poi qualche foto furtiva, i saluti frettolosi, niente gruppo, niente ristoro, niente abbracci lo sappiamo,
causa Covid, e si va alle macchine per tornare verso casa, e qualcuno mi chiede se l'anno prossimo penso
di rifarla... mi guardo in giro, guardo le mie scarpe piene di fango, sento le gambe martoriate dalla fatica:
“No, non credo proprio!”rispondo a voce... ma dentro di me non ne sono poi così certa.
Lucia
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